Ma davvero il Movimento Cinque Stelle è morto per aver “tradito il suo programma elettorale”? È questa la vulgata fatta propria dal, certamente stimabile, Gianluigi Paragone, che, a differenza di tanti altri, non si rassegna alla scomparsa delle speranze che i Cinque Stelle avevano saputo suscitare. Ma quale programma elettorale avrebbe tradito Di Maio&soci? Quello per le elezioni del 2018, di ben 707 pagine, si direbbe fatto apposta per non essere letto da nessuno e ha conosciuto, dopo la sua “proclamazione on line”, soprattutto su temi quali l’Unione Europea e la NATO, innumerevoli e arbitrari aggiustamenti che hanno ulteriormente diluito un testo già evanescente e che rimandava per “approfondimenti” al contributo di non meglio precisati “esperti”.
Ma esiste un, pur sintetico, “programma originario” del Movimento Cinque Stelle? Certamente, in undici anni ne sono stati prodotti almeno una ventina, più una valanga di punti, proposte e campagne (ad esempio, quella sull’uscita dall’Euro) che dopo essere stati disseminati nel blog di Grillo, in Lex e, nel Blog Cinque Stelle, in Rosseau…. sono scomparsi senza lasciare traccia. Perché tanta indeterminatezza? Perché Grillo & Casaleggio, invece che su un preciso programma politico hanno preferito operare tramite un marketing elettorale a 360 gradi che ha saputo, genialmente, intercettare le più contrapposte istanze.
Corollario di questa impostazione è stato costruire, non già un movimento degno di questo nome ma una claque. Non già un organismo politico, (articolato in precise strutture territoriali democraticamente elette, capaci di decidere e così rapportarsi ad altri movimenti di lotta) ma una palude (intruppata in inconcludenti meetup e votazioni farlocche) che, con la crescita elettorale dei Cinque Stelle si è trasformata in terreno di conquista per capiclan in perenne lotta per piazzare i propri adepti. E questo desolante quadro era evidente ben prima del 2018 quando, privi di qualsiasi movimento che li supportasse, (ricordate l’occupazione dei tetti di Montecitorio o la mancata convocazione della Piazza davanti alla rielezione di Napolitano) i parlamentari Cinque Stelle erano costretti a ricorrere a mere sceneggiate.
Meglio quindi, invece di vagheggiare una mitica “età dell’oro” nella quale gli attivisti del Movimento Cinque Stelle contavano qualcosa, darsi da fare per recuperare – tra i Cinque Stelle e non solo – tutte quelle energie che avevano suscitato tante speranze. Fondare un nuovo movimento partendo da una assemblea nazionale e da pochi precisi punti (nazionalizzazioni, uscita dall’Euro e dalla NATO, Job Act…) capaci di animare la piazza e non solo Facebook. Speriamo ci riesca Gianluigi Paragone.
Francesco Santoianni